Cos’è la Terapia Neurale: da medico a medico, un’intervista al dott. Michele Acanfora

Ci può dire in sintesi che cos’è la Terapia Neurale?

Per rispondere a questa domanda è necessaria una premessa: che l’organismo si autoregola. Si autoregola continuamente, a vari livelli, e con varie modalità. Uno dei livelli di regolazione, il più importante, è quello neurale, costituito da vie e centri nervosi.
Il sistema di controllo e regolazione delle funzioni vitali di ogni organo, nessuno escluso, è infatti il Sistema Nervoso Autonomo.

Ma questo cosa ha a che fare con disturbi e malattie?

C’è il fatto che nella quasi totalità delle malattie acute e croniche, dei dolori, e delle disfunzioni, troviamo una compartecipazione del Sistema Nervoso Autonomo.

Interessante. Ci dica di più.

Presumo che lei, in quanto medico, sia perfettamente a conoscenza di cosa sia il Sistema Nervoso Autonomo, quindi non mi dilungherò su questo. Però vorrei evidenziare la mole poderosa di evidenze scientifiche accumulatesi negli ultimi anni sul ruolo del Sistema Ortosimpatico nell’attivare o modulare i processi infiammatori, tanto per fare un esempio.
Altro esempio, qualunque organo dipende totalmente dalla perfusione, e questa a sua volta dipende totalmente dal Sistema Ortosimpatico.
La funzione stessa di ogni organo è pilotata e regolata dall’equilibrio orto/parasimpatico.

Quindi sta dicendo che le malattie hanno un’origine nervosa?

Niente affatto. Ma è fuori dubbio che nei vari meccanismi di innesco e mantenimento di un disturbo, che sia un’asma, un’artrite o una colite, il Sistema Nervoso Autonomo ha un ruolo di primo, primissimo piano, come oggi si sta scoprendo.
Quindi, un ipertono ortosimpatico può essere spesso una conditio sine qua non per lo sviluppo di una patologia.

Ci faccia un esempio.

Prendiamo l’ipertensione, quella “essenziale”. Lei sa che la muscolatura liscia dei vasi arteriosi è controllata unicamente da fibre ortosimpatiche provenienti dalla catena dei gangli ortosimpatici. Queste fibre conducono un treno di impulsi fino al recettore beta-adrenergico del vaso, e ne determina il tono muscolare, e quindi il grado di resistenza al flusso ematico.
Se il tono ortosimpatico aumenta di frequenza, aumenta anche la vasocostrizione, e quindi la pressione.
Un ipertono ortosimpatico genera necessariamente una ipertensione arteriosa, fra le tante altre cose che genera.

Questa, mi perdoni, non è una novità. Su quanto ha appena descritto si basa l’utilizzo dei betabloccanti.

Infatti. Nulla di nuovo. Sarebbe però interessante a questo punto chiedersi cosa in quel soggetto iperteso stia disturbando il Sistema Nervoso Autonomo da indurre una ipersimpaticotonia cronica, che continua a persistere a monte dell’anello finale recettoriale, nonostante il betablocco.

Ci sono quindi degli esami da fare?

C’è da capire, prima di tutto. C’è da scoprire cosa, nell’arco della vita, abbia contribuito a spingere il Sistema Nervoso Autonomo verso la disregolazione.
Sa, ci sono molte possibilità di interferire su un sistema di regolazione che, per quanto sofisticato, ha i suoi limiti. La vita ne offre tante.

Di nuovo, ci faccia qualche esempio.

Bene, mi segua. Entro un certo range di intensità, noi sopportiamo e superiamo un trauma senza conseguenze. Nel senso che i sistemi di autoregolazione effettuano dei compensi omeostatici fino al recupero della condizione iniziale.
Ma, se l’intensità della noxa è eccessiva, o anche solo protratta nel tempo, i sistemi di regolazione non riescono più a compensare.
Non solo: vengono disturbati essi stessi, così da perdere la funzione regolatoria che li caratterizza. E quindi diventano essi stessi fattori di disturbo su organi e sistemi.
Ecco allora l’ipertono ortosimpatico, che ti mantiene tanto una ipertensione quanto una infiammazione cronica, giusto per fare due esempi.

Ma quindi cosa si può fare?

Innanzitutto indagare. L’indagine retrospettiva in Medicina si chiama Ananmesi, momento fondamentale dell’atto medico.
Raccogliere dati sui possibili fattori interferenti sulla regolazione omeostatica dell’organismo: traumi di ogni genere, interventi chirurgici, procedure odontoiatriche, infezioni, ecc.
Poi individuare semeiologicamente le aree di innervazione alterata, come zone dermalgiche, dolenti o anomale funzionalmente.

A cosa poi può servire questo?

A individuare i siti di intervento correttivo, i punti o le zone che necessitano di terapia.

Quale terapia?

Eccoci alla sua domanda iniziale, a cui ora posso finalmente rispondere.
Si sfrutta una caratteristica poco utilizzata di una classe di farmaci, quella degli Anestetici Locali: la capacità di regolarizzare l’equilibrio orto/parasimpatico, di modulare l’ipereccitabilità neuronale ripristinando il corretto potenziale di membrana.

E questo cosa comporta?

Che il sintomo a valle della regolazione disturbata si riduce o sparisce.

Difficile da credere, mi consenta.

Posso comprenderlo. Ma consideri la premessa, che il sintomo o la disfunzione siano mantenuti da una errata regolazione autonomica. Mi permetta di ribadire che l’organo (qualunque organo) è neuroregolato, con tutto quel che ne consegue.
Questa neuroregolazione può deragliare per noxae di ogni tipo, con conseguente disfunzione dell’organo.
Non trova a questo punto che sarebbe interessante poter correggere la regolazione alterata?

Lo sarebbe, devo ammetterlo.

Allora è il momento di parlare della Terapia Neurale.
Che cos’è, mi chiedeva. Essa non è altro che l’insieme di quanto descritto finora: la semeiotica anamnestica, la semeiotica obiettiva (ispezione, palpazione, percussione), l’applicazione di Anestetici Locali sui siti individuati (zone dermalgiche, punti dolenti, emergenze nervose, plessi e gangli nervosi, cicatrici, elementi dentali, ecc.). Questo insieme nel suo complesso costituisce la Terapia Neurale.

Ma se è così, perché non viene insegnata all’università?

Ma viene già insegnata all’università!
Mi spiego. I caposaldi della Terapia Neurale, e cioè la Neuroanatomia, la Neurofisiologia, la Neurofarmacologia, la Semeiotica, sono già la base formativa per qualunque studente in Medicina. Il concetto di arco riflesso, di metamero, di dolore riferito, di polarizzazione di membrana, di regolazione e disregolazione autonomica fanno già parte integrante dell’insegnamento accademico. Non vi sono elementi estranei o esotici.

Ma scusi, cosa allora introduce di nuovo la Terapia Neurale?

La visione d’insieme.
È come se avessimo davanti a noi gli elementi di un puzzle, ciascuno ben analizzato in dettaglio, ma sconnesso l’uno dall’altro. Poi arriva il momento in cui ricomponi il tutto e comprendi l’insieme del puzzle.
La Terapia Neurale non fa altro che mettere insieme il puzzle. Dalla comprensione che ne scaturisce nascono poi le modalità operative che caratterizzano la Terapia Neurale, cioè l’applicazione di Anestetici Locali (Procaina o Lidocaina) sotto forma di iniezioni intraepidermiche, sottocutanee, intramuscolari, peri ed intraarticolari, peri e intravasali, perinervose e perigangliari.

Quindi non è una medicina alternativa?

Me lo dica lei: cosa c’è di “alternativo” in una siringa, in un flacone di fisiologica, in una fiala di anestetico locale?
Cose che lei potrà trovare in qualsiasi ambulatorio, centro di cura o ospedale, e che sono esattamente gli stessi mezzi con cui si lavora in Terapia Neurale.
La differenza è che si utilizzano gli Anestetici Locali non per mera anestesia, ma con finalità diagnostiche e terapeutiche, quindi in senso curativo.

Curativo su quali patologie, esattamente?

La lista sarebbe lunga. Le dico solo che il campo di applicazione spazia dalla ginecologia alla cardiologia, dalla gastroenterologia alla reumatologia, dalla neurologia alla chirurgia, dalla veterinaria alla odontoiatria, giusto per dare un’idea dell’ampiezza della gamma terapeutica. Qualunque sia la patologia, se è presente la compartecipazione del Sistema Nervoso Autonomo c’è la possibilità di intervenire con la Terapia Neurale.

E come si può imparare la Terapia Neurale?

Per quanto riguarda l’Italia, esiste nell’ambito della Formazione Continua in Medicina (ECM) una formazione specifica post-laurea, curata da Neuralia, l’Associazione Italiana di Terapia Neurale, formata da Medici, Odontoiatri e Veterinari. Nel resto del mondo sono attivi corsi universitari.

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